YAMAHA yc61 parola d’ordine: live on stage!

Presentata al NAMM 2020 la nuova stage keyboard Yamaha YC61. Riecheggia la sigla degli organi YC anni ’70, ma qui l’organo non è l’unico protagonista. Ci sono tre anime dentro YC61. La prima e più evidente è la sezione organi, le altre due sono pianoforti e synth.

Tastiera a 5 ottave non pesate, con case in alluminio all’apparenza solidissimo, colpisce subito per il ridottissimo peso di 7 kg. Oltre alle tradizionali connessioni out e midi, troviamo due pedali espressione, due foot controller, due prese usb (una per hard disk, una per pc e DAW) e due comodissimi in che in molte occasioni faranno venir voglia a lasciare a casa il mixer.

L’architettura di YC61 è pensata sicuramente per organo (di qui anche la tastiera waterfall senza aftertouch) ma ha la possibilità di gestire tre layer con suoni multimbrici oppure una master esterna.

La sezione Organ è collocata a sinistra ed ospita 9 drawbar con una piacevole e personalizzabile retroilluminazione che rende più immediate le regolazioni anche tra diversi layer.

Per l’emulazione dei timbri organistici Yamaha si affida al suo Virtual Circuitry Modeling (VCM) che ricrea i circuiti di equalizzatori analogici vintage, dei transistor, di compressori e phaser. I modelli di vintage hammond emulati sono 3. (due B3 e un A100) a questi se ne aggiungono altri FM. Sono presenti inoltre tutti i controlli tipici del mondo organistico, rotary speaker, drive, controlli di ottava e percussione. Accanto al volume anche un gradito pitch bender.

Al centro troviamo lo schermo che riporta tutti i dati dei nostri preset e permette di muoversi atteraverso i 10 banchi di 8 suoni più altrettanti user. All’interno di questa memoria troviamo una ampia gamma di pianoforti acustici multisample noti al mondo Yamaha come CXF, C7 e U1, pianoforti elettrici come CP80, Wurlitzer e Rhodes.

Completano un corredo utilizzabilissimo, archi, synth (come il casalingo DX7) brass e pad. A destra troviamo infine la sezione effetti che comprende chorus, speaker amp, drive e riverbero, assegnabili in maniera indipendente ad ogni layer. Completano la disposizione controlli il master volume ed un utile equalizzatore con medi parametrici.
Questa stage keyboard, ibridata con un organo è realmente una buona arma nel prorpio arsenale, soprattutto nell’uso combinato con una master, onde utilizzare più propriamente la notevole gamma di ottimi pianoforti su 88 tasti anzichè 61.

La polifonia di 128 voci lo permette. Sul fronte sonoro i timbri di organo sono veramente efficaci e profondi, sia nelle configurazioni drawbar light che con intervento più pesante delle armoniche e degli effetti. Sono sicuramenti tra i migliori sul mercato.

Non sono da meno gli altri suoni, pianoforti acustici in primis, con la caratteristica brillantezza Yamaha, ma anche con sorprendenti soluzioni per Rhodes e Wurlitzer. L’immediatezza dei controlli e la versatilità d’uso ne fanno per il musicista live un acquisto sicuramente azzeccato.

Top of the Week

Main Menu