Arturia PolyBrute, quando l’attesa è ricompensata

Arturia nasce una ventina di anni fa in Francia, a Grènoble, da due ingegneri appassionati di synth con l’intento di produrre software di emulazione di sintetizzatori tradizionali. Robert Moog in persona collabora con loro nel 2003 per la progettazione del Modular 5, con l’ambizioso progetto di emulare fedelmente gli oscillatori, i filtri e altri moduli di Moog 3C e Moog 55 . Nel 2012 esce il primo prodotto hadware, il Minibrute, un synth monofonico analogico a 25 tasti.

Oggi, dopo molte release in ambito software, controller midi e soft synth, Arturia immette sul mercato PolyBrute, synth polifonico a 6 voci. L’aspetto di PolyBrute è molto interessante e postmoderno, con intarsi in legno ed alluminio che lo qualificano subito come un oggetto di pregio. La tastiera è a 61 tasti full size sensibili all’aftertouch. Il pannello controlli è orizzontale e non ha la possibiltà di essere inclinato come nel precedente MatrixBrute. La struttura architettonica dei controlli però ne ricalca il modello.
L’operatività di PolyBrute è garantita da due oscillatori analogici controllati digitalmente che possono anche lavorare accoppiati in Sync o in FM. In aggiunta a questi è presente un generatore di rumore con gamma di frequenze che va dal rosso al bianco.

Arturia PolyBrute

Le modulazioni avvengono su tre inviluppi ADSR, VCA, VCF e Mod Env con delay. Accanto a questa sezione troviamo tre LFO multiwave con controlli di Phase, Fade in e Curve.
Il pannello effetti comprende 3 moduli digitali (nel MatrixBrute erano analogici) di delay, reverb, modulation.

Nel settore filtri troviamo, come di consueto per Arturia, lo SteinerParker +/-12 db dal carattere molto acido ed un più rassicurante filtro passa-basso Ladder. I filtri possono essere configurati in serie o in parallelo ed hanno entrambi 6 parametri di controllo.

L’accesso ai suoni può avvenire anche richiamando uno dei 768 preset ed assegnando nella serie di bottoni 12×8 i parametri che si decide di modificare. La tastiera è divisibile in due layer indipendenti con polifonia a 3 voci oppure in due split con controlli differenziati.

Particolare attenzione è stata rivolta alle opzioni di morphing, con la coppia di pitch e mod wheel ma con l’aggiunta di due interessanti opzioni. A sinistra della tastiera il Morphée, un touch pad dall’aspetto ligneo, permette di controllare differenti e programmabili parametri con movimenti e pressione sensibile al touch. L’altra chicca è un controllo a nastro sempre di tipo touch situato sopra la tastiera, potenzialmente integrabile nelle diteggiature, il quale opera le sue variazioni con movimenti orizzontali. Infine, ulteriori possibiltà sono garantite da un sequencer/arpeggiatore polifonico.

Tirando le somme siamo di fronte ad una macchina veramente completa, con un cuore vintage ed un cervello digitale moderno. Anche guardando il video di presentazione di Arturia ritroviamo tutte quelle sensazioni creative, anche gestuali, tipiche della sintesi analogica. Le notevoli capacità di modulazione, di creazione e di scomposizione sistematica del suono qui sono state mirabilmente organizzate e rese disponibili in maniera piuttosto semplice. Questi aspetti sicuramente faranno del PolyBrute uno strumento di grande successo ed un futuro classico tra i synth.

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